Il sistema dei diamanti nel biliardo
I “diamanti” sono degli inserti posti a intervalli regolari lungo le sponde del biliardo, e servono come riferimento nei tiri indiretti, quelli cioe’ dove si e’ costretti a colpire una o piu’ sponde con la propria bilia (battente) prima di impattare quella dell’ avversario nel tentativo di mandarla nel castello. Ci sono vari sistemi di calcolo dei diamanti, anche molto complessi. Il piu’ diffuso e’ il cosiddetto sistema “angolo 50”, usato soprattutto nei tiri indiretti di tre sponde (lunga corta lunga), come quello descritto nell’ immagine. Il calcolo si basa sulla memorizzazione di tre diversi sistemi di numerazione dei diamanti: uno per la partenza (la posizione della stecca al momento del tiro), uno per l’ attacco (il punto dove la bilia colpisce la prima sponda) e uno per l’ uscita (il punto dove la bilia colpisce la terza sponda). Per prima cosa il giocatore valuta il punto di uscita. Per trovarlo, basta prolungare fino alla sponda la linea ideale che congiunge il birillo centrale del castello con la bilia da colpire (nell’ esempio, il punto di uscita e’ 15). Quindi il giocatore si mette in posizione di tiro e considera il punto in cui la stecca incrocia la sponda del biliardo (la partenza, che nell’ esempio ha valore 45). Per trovare il punto di battuta sulla prima sponda (l’ attacco), basta fare la differenza tra i due valori: 45 (partenza) – 15 (uscita) uguale 30 (attacco). Naturalmente, fermo restando il valore dell’ uscita, partenza e attacco si condizionano reciprocamente, il giocatore deve quindi effettuare una serie di aggiustamenti fino a trovare il giusto allineamento, cosa che si impara solo con la pratica. Ma, attenzione: l’ attacco e la partenza vanno calcolati facendo riferimento alla proiezione dei diamanti sulla sponda, mentre il valore delle uscite va calcolato sul bordo interno della sponda. Perche’ il calcolo funzioni, inoltre, la palla battente va colpita con un leggero effetto interno. n.o. COME COLPIRE Perche’ il calcolo dei diamanti funzioni, la palla va colpita dove indicato dal cerchio, con un leggero effetto interno, detto in gergo “taglio 2”.
Introduzione
E’ un bel po’ di tempo che con la redazione si era deciso di cominciare una sezione sulla tecnica del biliardo. Questa rubrica, dedicata ai sistemi di conteggio, inaugura la nuova iniziativa del Magazine.
L’idea è quella di poter dare ai nostri lettori dei validi spunti per approcciare al meglio il gioco del biliardo, tentando anche l’interpretazione di fenomeni in apparenza di difficile spiegazione.
Prima di iniziare questa avvincente sfida mi preme specificare una cosa molto importante: qualunque sistema che sia numerico o di puro riferimento deve servire esclusivamente ad interpretare le diverse situazioni di gioco. In questo si vuol intendere che un conteggio non deve essere utilizzato esclusivamente per – come si dice in gergo – prendere biglia, ma deve servire per interpretare correttamente il tiro che stiamo andando ad eseguire.
Ritengo questa formulazione importante al fine di non illudere il lettore che imparare un conteggio vuol dire imparare a fare i punti.
Imparare un sistema vuol dire assimilare informazioni utili ai fini del gioco. Personalmente ritengo che saper contare le 3 sponde non significa prendere biglia e fare il castello, ma significa avere nozioni importanti su quale sarà il percorso globale della biglia, con l’obiettivo di poter ricavare sempre la soluzione migliore.
Il nostro scopo sarà quindi quello di ottenere indicazioni sulle traiettorie del biliardo.
Per far questo il modo migliore è innanzitutto l’introduzione di una unità di misura riproducibile su ogni biliardo, un metro di giudizio su cui riferire le nostre ipotesi e tesi.
Esattamente con un falegname utilizza il metro noi sul biliardo utilizzeremo i diamanti. Nonostante questi siano disegnati ad una distanza convenzionale di 35,5cm l’uno dall’altro, per comodità noi ragioneremo in ordine di punto-diamante.
Per punto s’intende 1/10 di diamante, che in termini di lunghezza equivarrebbe a 3,55cm (circa due dita di una mano). Da questo risulta evidente quanto un sistema di conteggio può diventare approssimativo considerando che il diametro di una biglia vale poco più di 6cm. Quindi se da un lato questa osservazione schernisce l’utilità immediata di un conteggio, dall’altro spinge il ricercatore a formularne sempre di più precisi. Nonostante questa incessante ricerca possiamo evitare di commettere l’errore che molti in passato hanno perpetrato, dichiarando fin d’ora che nessun conteggio ci consentirà mai di raggiungere la perfezione assoluta, altro non fosse che oltre a consueti errori di valutazione, un giocatore può commettere errori di applicazione, generalmente ancor più determinanti.
A questo punto sarebbe opportuno aprire una parentesi sulle potenzialità di applicazione, ossia quanto possa essere ad esempio utile saper contare una candela se poi al momento del tiro vizio la battente con dell’effetto. Infatti a differenza del gioco ad occhio, in cui ognuno personalizza le proprie esecuzioni riuscendo a quantificare e compensare i propri difetti, magari inconsciamente, quando ci si affida a sistemi di conteggio, che per definizione sono oggettivi, vengono messe in risalto tutte una serie di lacune da parte del giocatore. In questo l’utilità di un sistema di conteggio è quella di far rendere conto a colui che lo applica quali siano i limiti d’impostazione, di sensibilità, ecc… contribuendo in maniera positiva alla crescita del giocatore. Poiché questo campo esula dalla trattazione di questa rubrica, daremo sempre per scontato la vostra abilità in fase di mira e di punteria.
La Geometria
Cominciamo quindi la nostra trattazione dalle origini: la geometria.
Poiché le sponde del biliardo sono elastiche in linea di principio riflettono le diagonali di incidenza con delle traiettorie di riflessione, proprio come uno specchio rifletterebbe un fascio di luce. Se una biglia fosse un punto materiale e non avesse rotazione scivolando senza attrito sul panno e sulle sponde determinerebbe delle traiettorie in uscita esattamente tali e quali a quelle di entrata, stabilendo così un principio della fisica ottica, criterio che per comodità sul biliardo prende il nome di teoria del triangolo isoscele.
Per definizione l’altezza di un triangolo isoscele è anche la bisettrice dell’angolo tra i due lati uguali. Pertanto (con l’altezza perpendicolare al punto d’impatto su sponda) potremmo identificare in questi due lati le traiettorie di entrata e di uscita di una biglia a sponda. Conoscendo il punto di partenza e quello di arrivo, ossia i vertici della base del triangolo isoscele, potremmo ricavare lo scostamento del vertice alto del triangolo rispetto al punto di partenza, dividendo per 2 la base. Se ad esempio partissimo da un angolo del biliardo, per raggiungere l’altro angolo adiacente dovremmo indirizzare la biglia verso il punto mediano della sponda lunga di mira. In questo caso i due angoli si identificano con i vertici della base, mentre il punto di mira con il vertice dell’altezza.